Caricatura, cultura e libertà d’espressione. Capire le vignette satiriche

Thierry Vissol

Da quando le vignette satiriche sono state pubblicate su carta (dalla fine del Quattrocento) sono state utilizzate per difendere punti di vista antagonisti. Alla satira grafica antipapista, realizzata da grandi artisti come Lucas Cranach, amico di Lutero rispondeva la satira grafica cattolica contro i protestanti. Saltando qualche secolo, durante la Rivoluzione francese, la battaglia delle vignette infuriò tra i protagonisti rivoluzionari e loro avversari. Lo stesso accadde durante l’Ottocento con le lotte per la libertà politica e i diritti sociali. Durante le guerre del Novecento, la satira grafica fu usata da entrambe le parti come arma psicologica.

Nazisti e fascisti usavano la satira contro ebrei, tzigani, comunisti ecc. Al giorno d’oggi, si possono trovare sia vignette razziste che antirazziste. Le vignette editoriali pubblicate nei giornali riflettono l’orientamento politico del capo redattore o dei magnati che possiedono i media. Questo è, per definizione, una caratteristica delle società democratiche e una parte importante del dibattito politico democratico. Solo dove esiste il diritto di disegnare e pubblicare satira politica – nei limiti delle legi e convenzioni internazionale sui diritti umani – esistono libertà e democrazia. Dove la satira, la libertà di pensiero e di espressione – diritti umani fondamentali – sono proibiti, dove i vignettisti sono minacciati, perseguiti, imprigionati o addirittura assassinati non c’è democrazia ma solo un regime politico o religioso dittatoriale, non c’è libertà.

Tuttavia, chiarito questo, il nucleo principale della satira grafica è diretto contro i poteri qualunque essi siano: politici, economici, militari, religiosi, comunitari, contro la correttezza politica imposta da persone o gruppi settari di ogni tipo. Ed è per questo che la satira è considerata da tutti i tipi di poteri o lobby come un pericolo contro la loro egemonia. Dimostra anche la capacità delle vignette satiriche e dei loro autori di mettere in luce, denunciare o ironizzare sugli aspetti negativi o distruttivi di questi poteri o gruppi di pressione e quindi esemplifica l’assoluta necessità della satira politica per combattere l’oscurantismo, la dittatura, il lavaggio del cervello e la manipolazione come dimostrato da quando, 2.500 anni fa, la satira politica fu resa popolare dagli antichi filosofi e scrittori greci. Anche da allora, da Socrate in poi, l’ironia e la satira furono anche repressi.

Oggi giorno, a causa dell’uso abusivo dei social media e della loro capacità di mobilitare il lato peggiore dei comportamenti umani, la censura e l’autocensura in molti media nei paesi democratici, su pressione dei trolls, è diventata comune. Esemplare in materia fu il caso di quello che si considera il faro della libertà di espressione, il New York Times, tra gli altri, con la sua decisione nel 2019 di licenziare il vignettista Patrick Chappatte e di non pubblicare mai più vignette satiriche, o Le Monde o più recentemente che nel gennaio 2021 si è scusato di avere pubblicato una vignetta di Xavier Gorce, considerata da alcuni lettori offensiva.

Molti media stanno ora licenziando i loro vignettisti editorialisti o pubblicano solo vignette o illustrazioni insipidi. Quindi in questa atmosfera di caccia alle streghe, sono talvolta gli stessi vignettisti che auto-censurano loro vignette che potrebbero creare reazioni negative, consolidando in questo modo una società di censura di tutto che potrebbe creare dibattito o offendere un gruppo o un altro. Questa drammatica reazione da parte di media rinomati, il cui ruolo in democrazia dovrebbe essere quello di illuminare i loro lettori suscitando reazioni e dibattiti, mette in pericolo la capacità di lottare contro questi poteri, impedisce lo sviluppo di dibattiti sani e quindi ostacola qualsiasi progresso nell’evoluzione dell’umanità verso un mondo umanista migliore.

Chiaramente, quando l’educazione non è scarsa, quando non si prende più il tempo di riflettere prima di reagire compulsivamente, quando dominano l’oscurantismo e il dogmatismo, quando l’odio è sponsorizzato e stimolato da comunità Woke di offesi e soprattutto da leader populisti e/o religiosi che costruiscono il loro potere sull’ignoranza e la propaganda, la libertà di espressione e la satira politica sono in pericolo.

In particolare, perché è abbastanza difficile per le persone non istruite o sottomesse capire una critica satirica, in particolare nelle culture in cui le immagini sono condannate?

Pietosamente, come dimostra l’ultimo rapporto della Freedom House, Nations in transit 2021 the Antidemocratic turn,  anche nell’UE, la democrazia è sotto assedio. Risultati confermati da molti altri think-tank o ONG come nel Global Expression report 2019/2020 di Article 19, The Global Expression Report 2019/2020: The state of freedom of expression around the world , che afferma: «I nostri diritti di parlare e conoscere, queste due libertà vitali sono sotto pressione da un decennio: senza di esse sia gli Stati che gli individui saranno ostaggio della corruzione e della disuguaglianza. La piena realizzazione di questi diritti assicura una popolazione informata, che può esigere governi efficaci e responsabili». È chiaro che una situazione così nefasta, aldilà dei un problemi e rischi per i vignettisti editoriali e satirici, è diventata un pericolo mortale per la libertà e la democrazia dove la satira politica gioca un ruolo unico, fondamentale e insostituibile.

Ora, capire la satira richiede un minimo di educazione e conoscenza, in particolare su come leggere un’immagine e capire i riferimenti culturali, in modo da poter distinguere la satira politica e critica (in senso cartesiano) dalle offese o dalle bestemmie quando nessuna di queste è condannata dal diritto internazionale e quando entrambe sono solo il risultato di un apprezzamento religioso soggettivo senza base razionale. Comprendere la satira richiede non solo di avere gli strumenti per capirla ma anche di essere educati a rispettare chi la pensa in modo diverso. Un comportamento sociale e democratico necessario che si chiama anche tolleranza e rispetto delle differenze politiche, purché – ancora una volta – questa opposizione sia pacifica e rimanga nell’ambito di un dibattito di idee o politico (nel suo senso più ampio) nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Tutto questo va sotto il nome di civiltà.

Anche per queste ragioni su Pagina21, con cadenza periodica, proveremo a dare ai lettori alcune chiavi di comprensione e di letture dell’appassionante mondo delle vignette satiriche.


La vignetta che accompagna l’articolo è di Sherif Arafa (Egitto).
Vignettista editorialista autodidatta pluripremiato. Diplomato in risorse umane, in psicologia positiva applicata e in chirurgia orale e dentale. Ha cambiato il suo percorso di carriera in odontoiatria per realizzare la sua visione di aumentare la consapevolezza del benessere, promuovere l’apertura mentale, la tolleranza e opporsi all’estremismo attraverso i suoi libri e le sue vignette. Arafa è stato premiato in molti paesi per i suoi libri e le sue vignette.

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