Nobel 2022, anche quest’anno vincono etnocentrismo e sessismo

Carla Petrocelli

Chiedo sempre ai miei studenti di immaginare uno scienziato, tanti lo descrivono come un genio solitario in camice bianco, che armeggia in un laboratorio. L’immagine è quasi sempre quella di un uomo di razza bianca, un po’ avanti con gli anni. Questo semplice esempio ci fa già capire tante cose, prima tra tutte ci spiega il perché il 96% dei vincitori del Premio Nobel per la scienza rispecchia queste caratteristiche.

Ogni anno, a ottobre, i comitati di Svezia e Norvegia assegnano sei premi Nobel, ognuno dei quali riconosce un contributo innovativo di un individuo o di un’organizzazione in uno specifico campo. I premi vengono assegnati per la fisiologia o la medicina, la fisica, la chimica, la letteratura e la pace. Quando il Premio fu istituito, fu suddiviso in cinque categorie. In seguito, in memoria di Alfred Nobel, venne aggiunta anche l’economia. I vincitori ricevono un diploma e una medaglia, oltre a dieci milioni di corone svedesi che vengono divise nel caso in cui più vincitori condividano lo stesso premio.

Quest’anno sono solo due le donne tra i quattordici vincitori del Premio: Annie Ernaux e Carolyn Bertozzi lo hanno ricevuto rispettivamente per il loro contributo alla letteratura e alla chimica, quest’ultimo condiviso con Morten Meldal e K. Barry Sharpless. Annie Ernaux è una delle 17 donne che hanno vinto il premio per la Letteratura, mentre Carolyn Bertozzi è una delle 8 donne vincitrici per la Chimica nella storia del Premio Nobel.

Dal 1901 al 2022, più di cento anni, le donne hanno vinto il premio 61 volte, numero che comprende i due premi assegnati a Marie Curie per la fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911 (prima donna a vincere il Nobel con il marito Pierre Curie e con Henri Becquerel e prima e unica persona a vincerne due in diverse discipline). A fronte degli 895 vincitori di sesso maschile e delle 27 organizzazioni, da quando il Premio è stato istituito, come si diceva, solo 61 volte è stato assegnato alle donne, numero alquanto impietoso soprattutto se lo si rapporta a quello riferito alle scienziate: 21.

Sin dalla sua istituzione nel 1901, i vincitori sono stati in gran parte bianchi, maschi e statunitensi. Nonostante gli appelli volti a colmare questi storici divari di genere e di razza, Goran Hansson, vicepresidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Nobel, ha dichiarato nel 2021 al quotidiano The Guardian che la scarsità di donne vincitrici è il riflesso di condizioni inique nella società e che c’è molto lavoro da fare per cambiarle. Ha poi escluso l’introduzione di quote di genere o di etnia nel processo di selezione, dichiarando: «Le persone dovrebbero vincere perché hanno fatto la scoperta più importante».

Sebbene abbia riconosciuto che il processo non sia sempre stato equo, («è triste che ci siano così poche donne premiate con il Nobel»), ha precisato che una quota per correggere lo squilibrio di genere non sarebbe «in linea con lo spirito dell’ultimo testamento di Alfred Nobel». Hansson ha aggiunto che l’idea è stata respinta anche per evitare di «considerare che quei vincitori abbiano ottenuto il premio perché sono donne, non perché migliori». Peccato che non si tenga affatto conto di come il sessismo e il razzismo sistemico abbiano storicamente favorito gli uomini bianchi e impedito a molte donne e persone di colore di salire ai vertici nelle loro discipline.

Alfred Nobel, industriale e chimico svedese, stabilì le regole di fondazione del premio nel suo testamento, scritto un anno prima della sua morte nel 1896. Egli affermò specificatamente che il comitato non avrebbe dovuto considerare la nazionalità di un candidato nell’assegnare il premio.

Da allora, questo riconoscimento è sinonimo di prestigio per chi più si è distinto in ambiti scientifici e letterari e per chi ha operato a favore della pace fra i popoli: i risultati ottenuti da molte donne, purtroppo, non hanno fatto parte di questa storia. Il divario di genere è particolarmente marcato nelle scienze e in economia. Basti pensare che solo quattro degli oltre 200 vincitori del premio assegnato per la fisica sono donne: Donna Strickland, che ha ricevuto il Premio per la Fisica nel 2018 insieme a Gérard Mourou e Arthur Ashkin, ha interrotto una serie esclusivamente maschile durata 54 anni, diventando la terza donna nella storia a riceverlo in quel settore.

Proprio la lettura dei dati relativi ai premi Nobel per l’economia rivela che il genere non è l’unico problema di diversità. La predominanza degli uomini bianchi è schiacciante: vederli portare a casa premi, anno dopo anno, rafforza l’idea che i contributi di altri gruppi non siano affatto valutati.

Che per una donna sia sempre più difficile farsi spazio nelle comunità scientifiche viene confermato anche da Viola Angelini, professoressa di Economia e finanza all’Università di Groningen, Olanda: «Ci sono molti studi scientifici rigorosi che hanno dimostrato che c’è un pregiudizio di genere in quasi tutti gli aspetti della professione: pubblicazioni, citazioni, avanzamenti di carriera, domande che le donne ricevono durante convegni e seminari», ha detto. «Inoltre, la mancanza di modelli di riferimento ovviamente non aiuta».

Quali sono i motivi per cui le donne si recano molto meno degli uomini a Stoccolma o a Oslo a ritirare il Nobel? L’Istituto per le statistiche dell’Unesco stima che le scienziate siano circa il 30% del totale. A difesa di questa proporzione drammaticamente impari, si dice sempre che rispecchia la stessa proporzione dei laboratori di ricerca. Tuttavia, la rarità della presenza delle donne nei premi Nobel solleva interrogativi più ampi che vanno dalla bassa inclusione delle donne nelle carriere scientifiche, alla sottovalutazione dei loro contributi. Le ricercatrici hanno fatto molta strada nel secolo scorso, ma le donne rimangono comunque sottorappresentate nei campi STEM della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica.

Rosalyn Yalow, biofisica statunitense, ebrea, cresciuta nel Bronx, sempre discriminata, nel discorso tenuto in occasione della consegna del Nobel per la Medicina, già nel 1977 denunciava: «L’incapacità delle donne di raggiungere posizioni di comando è dovuta in gran parte alla discriminazione sociale e professionale […] dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo».

Questo suo lavoro di ricerca venne rifiutato dal Journal of Clinical Investigation e per anni, dopo aver vinto il Premio Nobel, Yalow ha mostrato sempre la «lettera di rifiuto» nelle sue presentazioni pubbliche.

Riconoscimenti a parte, solo la tenacia, la determinazione e una decisa ostinazione hanno fatto sì che queste donne lasciassero il segno. Marie Curie ha aperto un vuoto incolmabile e, nonostante l’inaugurazione poderosa con la geniale scienziata, in più di cento anni le percentuali dei premi Nobel rappresentano purtroppo l’evidente spartiacque della discriminazione culturale nei confronti delle donne, delle studiose, delle scienziate.


Per approfondire

Honoring the 2022 Nobel Laureates with free access to their research. Read the Nobel Prize winners’ most cited papers published by Elsevier, 10 ottobre 2022
https://www.elsevier.com/connect/honoring-the-2022-nobel-laureates

Nobel Prize awarded women, 12 ottobre 2022
https://www.nobelprize.org/prizes/lists/nobel-prize-awarded-women/

Nobel prize will have no gender or ethnicity quotas, academy head says, “The Guardian”, 12 ottobre 2021
https://www.theguardian.com/science/2021/oct/12/nobel-prize-will-have-no-gender-or-ethnicity-quotas-academy-head-says

Kim Essler, Only 2 Women Awarded Nobel Prizes This Year, With Snubs In Economics – Again, Forbes, 10 ottobre 2022.

Rosalyn Yalow, Banquet speech at the Nobel Banquet, 10 dicembre 1977
https://www.nobelprize.org/prizes/medicine/1977/yalow/speech/

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