La destra meloniana assente dalle piazze della Liberazione

Estranea alla storia antifascista che fonda la Repubblica italiana

Giovanna Casadio

Ora che è passata la Festa, non si pensi di gabbare la storia.

Cosa è accaduto nel giorno del 25 aprile, e cosa hanno scelto di fare i leader della destra, è bene resti impresso per non perdere le coordinate politiche.

Quindi la destra meloniana, che governa l’Italia, non poteva certo disertare gli appuntamenti istituzionali (a cominciare dalla tradizionale cerimonia a Roma all’Altare della Patria), ma nelle piazze della Liberazione, in questo 2023 sono state centinaia, più affollate che mai, non c’era, estranea com’è alla storia antifascista che fonda la Repubblica italiana. Né c’era nei luoghi dove la Costituzione è scritta nel sangue dei partigiani, come il capo dello Stato, Sergio Mattarella ha ricordato citando Piero Calamandrei. Ad accompagnare Mattarella nel cuneese, a Boves, dove dopo l’8 settembre del 1943 ci fu la prima strage di civili, erano il ministro della Difesa, Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia però non post-missino, e il leghista Roberto Calderoli.

Ma la sintesi più convincente l’ha fatta Pif, regista e scrittore, su Ignazio La Russa. Il presidente del Senato ha reso omaggio a Praga a Jan Palach, là dove il giovane resistente anti-comunista si diede fuoco. «In pratica è come se faccio il compleanno io, ma gli auguri li faccio a te»: è la battuta di Pif. Per La Russa è stato un 25 aprile trascorso poi a rettificare le affermazioni dei giorni precedenti sulla Costituzione che non custodisce la parola antifascista.

Gira che ti rigira, la destra inciampa sull’antifascismo. Evidentemente la svolta di Fiuggi del 1995, che vide con Gianfranco Fini la nascita di An, non è andata lontano. Meloni, anche con la lettera al Corriere della Sera, mostra tutto l’imbarazzo davanti al calendario civile e fondativo della Repubblica. Le parole, si sa, pesano come pietre. Basterebbe ricordare alla premier che la Liberazione è dal fascismo e dal nazismo, mentre l’invocazione da lei fatta di festeggiare la Libertà è, si spera, valore quotidiano. Per il ministro, e cognato di Meloni, Francesco Lollobrigida un 25 aprile all’estero, al riparo da scivoloni come quello sulla sostituzione etnica a causa dell’immigrazione. Matteo Piantedosi, responsabile del Viminale, è andato in viaggio a Lampedusa per occuparsi dei migranti che è uno dei suoi impegni istituzionali. Giuseppe Valditara a Milano ha deposto corone ai caduti ed è stato contestato dagli studenti.

Perché c’è il capitolo contestazioni alle destre nelle piazze del 25 aprile. Da condannare quella a Napoli con i cartelli di Meloni, Piantedosi e Valditara a testa in giu. Brevi contestazioni a Firenze per Giovanni Donzelli, il responsabile organizzazione di FdI e deputato meloniano che svelò in aula a Montecitorio il dossier su Alfredo Cospito, l’anarchico al 41 bis, e che in piazza è andato.

E poi c’è Matteo Salvini, già restìo in passato a trovarsi nelle piazze del 25 aprile. Quest’anno ha rivendicato l’antifascismo della Lega, antica bandiera di Umberto Bossi, anche per smarcarsi da Fratelli d’Italia. Poi un omaggio ai caduti per la Libertà nel cimitero americano di Firenze, per dire che gli Alleati sono stati «decisivi nella Liberazione dal nazifascismo».

Forza Italia ha presenziato con Antonio Tajani, ministro degli Esteri e coordinatore del partito, alle Fosse Ardeatine. Ma soprattutto alla vigilia della Festa, è stato diffuso dall’ospedale di Milano dove è ancora ricoverato, il discorso appena un po’ ritoccato che Silvio Berlusconi fece a Onna nel 25 aprile del terremoto dell’Aquila. Mossa ecumenica, non benvista dagli stessi alleati di governo.

Sospesa è la domanda sulla destra italiana: se sarà finalmente in grado di ripudiare le ambiguità. Il partito di Meloni ne potrebbe discutere a congresso ad esempio, invece di aspettare come sempre che passi la Festa e sperare di gabbare la storia.


L’illustrazione che accompagna l’articolo è di Uber. Gianfranco Uber si definisce autore di satira disegnata dilettante non per falsa modestia, «c’è un sacco professionisti che invidio e ammiro ma anche tanti che usurpano il titolo», ma per il vero diletto che prova a commentare quasi quotidianamente i fatti del mondo. Le sue vignette sono pubblicate su varie testate e social network. Dispone di una pagina sulla rivista dello IAI. Vincitore del primo premio del concorso, Una vignetta per l’Europa 2013. È Membro del Comitato scientifico di Librexpression, partecipa da più anni al festival Lector in Fabula dove ha anche tenuto workshop di caricatura.

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