Spam, da prosciutto in scatola ad abuso di rete

Carla Petrocelli

Quanti di noi si sono lasciati sedurre da promettenti e-mail recanti nell’oggetto scorciatoie da seguire per vivere una vita più semplice e felice? Ne abbiamo viste di fantasiose: Miglior prezzo, Stipendio senza lavorare, Raddoppia il tuo reddito, Affare incredibile, Sei stato selezionato, Costo zero, Iscriviti gratis, Offerta telefonica, ma anche misteriosi «principi africani» che chiedono denaro per raggiungerci, o banche, datori di lavoro, enti previdenziali, società che forniscono servizi di luce o gas, che chiedono numeri di conti correnti per conferirci improbabili agevolazioni. Non esiste una lista definitiva di tutte le parole riconosciute potenzialmente come spam; quello che sappiamo è che, nella maggior parte dei casi, si tratta di termini che riguardano il risparmio, il guadagno facile, i prestiti, le scommesse.

Esistono molte definizioni a cui si fa riferimento per descrivere il fenomeno spam: per semplicità lo intenderemo come una trasmissione massiva di messaggi indesiderati che hanno l’obiettivo di abusare o manipolare il sistema sociale, producendo contenuti non richiesti e non desiderati, volti a guidare il comportamento degli esseri umani a vantaggio dello spammer.

La storia dello spam può essere fatta risalire al 1864, quando si ritiene che i primi messaggi non richiesti siano stati trasmessi via telegrafo: non erano altro che offerte di investimento piuttosto dubbie, inviate ad americani facoltosi. Cento anni dopo, nel maggio del 1978, Gary Thuerk, responsabile marketing della Digital Equiment Corporation, dallo schermo tremolante monocromatico del suo terminale, si ritrova a controllare il testo di un’e-mail che dovrà inviare a 400 delle 2.600 persone che hanno un account di posta elettronica su ARPANET (la rete che in pochi anni sarebbe cresciuta a dismisura per diventare Internet), con lo scopo di pubblicizzare un nuovo computer. Il testo riporta:

DIGITAL PRESENTERÀ I NUOVI MODELLI DELLA FAMIGLIA DECSYSTEM-20; DECSYSTEM-2020, 2020T, 2060 E 2060T. LA FAMIGLIA DI COMPUTER DECSYSTEM-20 HANNO UNA EVOLUZIONE DEL SISTEMA OPERATIVO TENEX E DELL’ARCHITETTURA DECSYSTEM-10. VI INVITIAMO A VENIRE A VEDERE IL 2020 E CONOSCERE LA FAMIGLIA DECSYSTEM-20 ALLE DUE PRESENTAZIONI DI PRODOTTO CHE DAREMO IN CALIFORNIA QUESTO MESE.

Con questa operazione, Thuerk guadagnerà 13 milioni di dollari e si prenderà nel tempo lo scettro di «padre dell’e-mail marketing». Il termine spam non è ancora in uso, ma le lamentele dei destinatari di questo messaggio, inviate al Dipartimento della Difesa (Arpanet, vale la pena ricordarlo, all’epoca era proprietà del governo degli Stati Uniti) per segnalare un utilizzo scorretto della rete, saranno dilaganti: «Questa è stata una violazione dell’uso di Arpanet, bisogna intraprendere azioni appropriate per impedire che si verifichi di nuovo».

Nel 1993, le e-mail indesiderate cominciano a diventare incontrollabili; il fenomeno, piuttosto diffuso, inizia a essere identificato come spam, parola che prende velocemente piede. In verità, spam è il nome commerciale di un tipo di carne di maiale in scatola, lavorata con zucchero, acqua, sale e amido di patate, una specie di prosciutto speziato (SPicy hAM – SPAM), prodotta da Jay Hormel, sin dal 1937. Alla Hormel Food Corporation si era deciso di lanciare una invasiva e martellante campagna pubblicitaria per un prodotto non certo di qualità, tanto martellante da influenzare il governo americano nella scelta del cibo da inviare al fronte durante la Seconda guerra mondiale: mensilmente, se ne consegnavano oltre 50 milioni di lattine. Si trattava di una carne che si conservava a lungo e a qualsiasi temperatura, che grazie alla sua confezione resisteva all’attacco di qualunque insetto e soddisfava le politiche di razionamento militare, essendo uno dei pochi cibi sempre disponibili. Per queste stesse motivazioni, venne utilizzata nelle mense scolastiche, ma prese piede anche tra gli statunitensi come cibo pronto, gustoso e a basso costo.

L’effetto di questi messaggi pubblicitari insistenti e assillanti provocò un atto di denuncia, rappresentato con umorismo tutto britannico in una gag comica preparata degli inglesi Monty Python che associarono il termine spam a qualcosa di fastidiosamente diffuso, insistente e verso cui si provava crescente riluttanza. Nel leggendario sketch Monty Python Flying Circus, andato in onda il 15 dicembre del 1970, un gruppo di vichinghi, che siedono in un ristorante dove ogni piatto presente nel menù è combinato con la nota carne in scatola, si ritrovano ad ascoltare la cameriera che ripete più volte la parola spam per descrivere le pietanze disponibili. I vichinghi, spazientiti, prendono la scena cantando, sempre più forte, cori del tipo:

Uova e Spam, salsicce e Spam, Spam, uova e Spam, Spam Spam, pancetta e Spam. Spam, spam, spam, spam, spam, spam, spam, spam, spam, spam, delizioso Spam! Meraviglioso Spam!

Non sorprende, dunque, che la parola sia stata adottata per riferirsi alla raffica di messaggi commerciali non richiesti e indesiderati, che indicano qualcosa che si ripete, e ripete, e ripete ancora, provocando il collasso delle nostre caselle di posta elettronica.

L’associazione diretta alla parola spam è stata fatta, per la prima volta, su Relay, il sistema di chat da cui ha preso il nome Internet Relay Chat (IRC), protocollo di messaggistica istantanea su Internet. Quando fu implementata la possibilità di inserire un intero file nel sistema di chat, si prese l’abitudine di infastidire gli utenti, inviando continuamente le parole della canzone Spam dei Monty Python.

Dal 1993, il fenomeno dei messaggi di posta elettronica indesiderata ha avuto una crescita esponenziale. Ben 182,9 miliardi di e-mail vengono inviate/ricevute ogni giorno in tutto il mondo. Le mail indesiderate celano spesso virus, malware, rasomware che si diffondono nel nostro dispositivo all’apertura della mail o dei link contenuti nel testo. A riempire le nostre caselle di posta non sono sempre utenti cattivi che vogliono lucrare sul prossimo, ma vere e proprie reti di computer controllate da hacker. Per questo, il 16 dicembre 2003, gli Stati Uniti d’America hanno approvato il CAN-SPAM Act (Controlling the Assault of Non-Solicited Pornography and Marketing Act), stabilendo così i primi standard per l’invio e la regolamentazione della posta elettronica commerciale: le normative CAN-SPAM richiedono che qualsiasi messaggio commerciale fornisca ai destinatari un mezzo per rinunciare a ricevere ulteriori e-mail, impedire la modifica delle intestazioni delle e-mail per nascondere l’identità del mittente e bloccare l’uso di indirizzi e-mail raccolti da Internet senza autorizzazione.

Tuttavia, le tecnologie e le tecniche utilizzate per inviare spam e superare questi vagli hanno continuato a evolversi a un ritmo sorprendente. Negli ultimi anni sono sorte decine di aziende antispam che offrono una serie di soluzioni, tra cui il filtraggio basato sui contenuti, le liste nere, il filtraggio collaborativo. La guerra dello spam è continuata come una corsa agli armamenti. In effetti, un argomento controverso nella comunità antispam è se il loro continuo impegno abbia semplicemente indotto gli spammer a impegnarsi di più, causando così danni più gravi. Oggi, i filtri sono notevolmente migliorati e molte persone hanno caselle di posta relativamente libere dallo spam, sebbene qualche volta capiti che vengano nascoste anche e-mail a noi utili. Tuttavia, gli enormi sforzi fatti per mitigare questo problema hanno portato sotto i nostri occhi nuove, pericolose, forme di spam digitale, evidenziando, tra l’altro, che l’intento di ingannare e influenzare su larga scala, vada ad alterare il tessuto della società, nonché i nostri comportamenti.

Nel corso di questi anni, la Hormel Food Corporation, vedendo danneggiata la propria immagine commerciale dal nuovo significato assunto da spam, ha deciso di diffidare alcune case produttrici di programmi antispamming dall’usare il termine spam. Tuttavia, alla fine, l’azienda alimentare ha dovuto registrare che il polverone sollevato non faceva che aumentare le vendite del prodotto. A noi rimane la magra consolazione di poter sorridere di fronte al quotidiano fastidio generato dal numero eccessivo di questi messaggi, pensando al divertente pezzo di cultura pop della televisione britannica che ha identificato, e continua a identificare a livello linguistico, un fenomeno contemporaneo che mette insieme prosciutto e e-mail in un percorso così surreale da rendere sicuramente i Monty Python più orgogliosi che mai.


Per approfondire

Video Monty Python SPAM
Federal Register of the United States Government
F. Cranor, B.A. LaMacchia, Spam! «Communication ACM» 41(8) 1998, pp. 74–83.

Leggi anche