Andrea Purgatori, l’essenza del giornalismo

Oscar Buonamano

Indagare e interrogare gli accadimenti del passato, mettersi in discussione, capire gli errori commessi, fare domande. Avvicinarsi il più possibile alla verità. Tutto questo è l’essenza del giornalismo. Tutto questo, e molto di più, è stato Andrea Purgatori.

Volto noto e familiare a molti, il giornalista Andrea Purgatori è morto a Roma dopo una breve e fulminante malattia. Aveva 70 anni.

Giornalista, sceneggiatore, autore, attore, è stato tante cose insieme, ma su tutte ha prevalso sempre il modo di raccontare le storie. Andrea Purgatori sapeva raccontare perché costruiva il racconto su basi solide. Ricerche e indagini innanzitutto. Un metodo scientifico che procede per approssimazioni successive. Riscontri, approfondimenti, e poi un passo in avanti, lasciando sempre aperta la porta sul passato, ai ripensamenti, al dubbio.

Ha lavorato per il Corriere della Sera, l’Unità, Vanity Fair, The Huffington Post, Le Monde diplomatique, Style Magazine. Per la Rai e per LA7.

Ha scritto per il cinema. Il muro di gomma, film sulla strage di Ustica, Il giudice ragazzino, sulla figura di Rosario Livatino, Fortapàsc, sul giornalista Giancarlo Siani, sono solo alcuni dei titoli che gli appartengono.

Si è occupato, fin dal primo giorno, della scomparsa di Emanuela Orlandi, alla quale ha dedicato molti approfondimenti nel corso degli anni fino alla partecipazione alla docu-serie prodotta da Netflix, Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi.

Ha vinto numerosi premi. Per il giornalismo, la televisione, il cinema.

Un elenco lunghissimo di cose fatte con risultati brillanti, ma cosa ha fatto, da un punto di vista giornalistico, non spiega ed esaurisce la sua grandezza. Ciò che conta di più nel suo lavoro è il come.

Ovvero come ha fatto il giornalista. Come è entrato nelle nostre case con i suoi programmi televisivi.

Lo ha fatto con una competenza, preparazione e determinazione sempre accompagnate da un eloquio sopraffino e una capacità fuori dal comune di mettere a proprio agio chiunque. L’intervistato piuttosto che ogni singolo telespettatore. Qualità di cui ti accorgevi prim’ancora che aprisse bocca. Le potevi leggere nella sua bella faccia e nel suo sguardo, profondo e avvolgente.

La commozione che ha suscitato la sua morte improvvisa ci racconta tutto questo perché Purgatori è stata l’essenza del giornalismo.

Nel suo certosino lavoro che si traduceva sempre in un racconto ha dato centralità ai fatti, ma sempre mettendo al centro la persona umana e questa dote, in un tempo sempre più malato che rende marginale la persona umana a vantaggio della tecnologia, lo ha reso un grande giornalista.

È stato un riferimento per molti che esercitano la professione di giornalista e lo sarà ancora per lungo tempo e per le generazioni future.

Il mio grazie ad Andrea Purgatori, sono certo, è il grazie di tante persone che lo hanno seguito in tutti questi anni, che ne hanno apprezzato le qualità umane e professionali. Che gli hanno voluto bene come si vuole bene ad una persona che ci è cara e ci è vicina.

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