Gabriel Garzía Márquez torna in libreria con la storia di Ana Magdalena Bach

Intervista a Bruno Arpaia, il traduttore di "Ci vediamo in agosto", romanzo inedito e postumo del premio Nobel per la letteratura 1982

Oscar Buonamano

Il 6 marzo Gabriel Garzía Márquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982 e autore del romanzo Cent’anni di solitudine, avrebbe compiuto 97 anni, proprio in questo giorno sarà nelle librerie di tutto il mondo il suo nuovo romanzo, inedito e postumo, Ci vediamo in agosto.

La decisione di pubblicare il romanzo è dei figli dello scrittore, Rodrigo e Gonzalo Garzía Barcha, che considerano questa pubblicazione un ultimo regalo per i lettori di Gabo, il nome con cui lo chiamavano i suoi amici.

In Italia il romanzo è pubblicato da Mondadori con la traduzione dello scrittore Bruno Arpaia che ha curato il secondo volume dei Meridiani Mondadori dedicati a Gabriel Garzía Márquez.

Torna in libreria Gabriel Garcia Marquez con En agosto nos vemos, in Italia il titolo è Ci vediamo ad agosto. Cosa dobbiamo aspettarci da questo, ultimo e inedito, lavoro del premio Nobel della letteratura 1982?
Ci vediamo in agosto è un libro che come avrà modo di valutare il lettore, grazie alle appendici contenute nel libro, è costato a Gabriel Garzía Márquez una fatica molto più pesante dei suoi precedenti lavori. Marquez è stato uno scrittore sempre molto attento, minuzioso. Scriveva e correggeva all’infinito, quasi in modo maniacale. La fatica e la difficoltà di scrivere questo libro, deriva dal fatto che era già colpito dalla demenza senile che gli faceva perdere la memoria: strumento e materia prima di ogni scrittore. Senza la memoria non c’è nulla. Grazie ai consigli e al lavoro della sua assistente ha scritto tante versioni di questo libro per arrivare alla formulazione finale, quella pubblicata. È un romanzo breve, certamente della maturità, con qualche piccola incongruenza che i figli e il curatore hanno voluto lasciare, ma che si configura come ineludibilmente marqueziano. Ambientato nei Caraibi che ha come protagonista una donna e parla, ancora una volta, di tempo e di amore.

Tradurre un autore che non c’è più e non avere la possibilità di confrontarsi sulla traduzione, causa qualche problema?
Questo aspetto non ha causato nessuna difficoltà. Anche se conosco personalmente gli autori che traduco e di molti sono anche amico, per una scommessa con me stesso cerco di disturbarli il meno possibile o non disturbarli affatto durante il lavoro di traduzione. È una sfida mia con il testo. Da questo punto di vista posso essere stato aiutato dal fatto che Gabriel Garzía Márquez e Cent’anni di solitudine mi hanno cambiato la vita, sono stati la molla che mi ha spinto a diventare uno scrittore. Ho letto e riletto così tante volte i libri di Garzía Márquez che ho quasi interiorizzato il suo stile, il lessico, i temi. Persino i suoi vezzi che sono diventati una parte di me. Confesso di non aver avuto problemi nella traduzione.

Hai conosciuto Gabriel Garzía Márquez? Cosa hai provato da un punto di vista umano quando ti hanno proposto questo lavoro?
Non ho mai conosciuto Gabriel Garzía Márquez. Lui e Julio Cortázar, sono tra i pochissimi grandi scrittori che non ho avuto la fortuna di conoscere. In ogni caso tradurlo è stata una forte emozione perché non sapevo dell’esistenza di questo romanzo tra le carte lasciate da Garzía Márquez. Avere di nuovo la possibilità di leggere e tradurre le sue frasi rotonde e nitide, i suoi paesaggi caraibici con  personaggi ricchi e complessi, è stato veramente un piacere inaspettato. Un regalo della vita poter tradurre questo romanzo e spero lo sia anche per i suoi lettori.

Ha curato il secondo volume dei Meridiani Mondadori dedicati a Gabriel García Márquez, sei un conoscitore dell’opera completa di Gabo, come si colloca questo ultimo lavoro?
Ci vediamo in agosto è un libro della maturità, molto lontano da Cent’anni di solitudine, come via via lo sono stati tutti i romanzi successivi a quel grande capolavoro. Garzía Márquez ha sempre esplorato nuovi temi, nuovi scenari e nuovi personaggi, contemporaneamente ha riaffermato quelli precedenti. Si rinnovava di romanzo in romanzo senza però tagliare i ponti con il passato. Anche in quest’ultimo lavoro è lontano da quello che hanno chiamato il realismo magico. Il realismo magico per Garzía Márquez non esiste, lui non ne ha mai fatto menzione, ha sempre tentato, per anni, di scrollarsi di dosso questa etichetta che rappresenta la pigrizia dei critici europei e nordamericani. Il realismo magico non c’entra nulla con Grazia Marquez. Per tornare alla tua domanda, in questo libro c’è una figura femminile, nuova, che rispecchia il cambiamento dei tempi e anche il modo di guardare la donna da parte dell’ormai anziano scrittore colombiano. Il suo modo di renderle omaggio. La protagonista è una donna matura, felicemente sposata, bella, che ogni anno, nello stesso giorno, si reca sull’isola dove è seppellita la madre per cercare un’avventura amorosa. Per desiderio di libertà, per uscire dalla routine, senza che questo intacchi il rapporto con il marito. Quasi il contrario della storia raccontata in L’amore ai tempi del colera. Lì, Garzía Márquez descrive la fedeltà e l’amore di un uomo che scrive alla sua amata da cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese. Qui, invece, i tempi sono cambiati e anche il modo di guardare alle donne di Garzia Marquez è cambiato.


Gabriel Garzía Márquez è morto il 17 aprile 2014, all’età di 87 anni, a Città del Messico. In Colombia, per omaggiare la sua memoria, proclamarono tre giorni di lutto nazionale.


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