La baraonda dei partiti politici italiani

Piero Ignazi

Il sistema partitico italiano è come una trottola, gira contentamente senza mai fermarsi.

Sono più di venticinque anni che assistiamo a cambiamenti e sconvolgimenti. Iniziamo da un rapido riepilogo per chi si è perso in questa danza frenetica di sigle e personaggi.

Tutto nasce con la catastrofe indotta da Mani Pulite, l’inchiesta nata a Milano nel febbraio del 1992 che avanzando come un rullo compressore mette in galera imprenditori e politici di primissimo piano: il numero due della Fiat e i capi dell’Eni e della Cir (tanto per sintetizzare…) e la classe dirigente di governo, fino ad allora onnipotente e inattaccabile. Tutti i segretari di partito dei cinque partiti della coalizione pentapartita che governava l’Italia da più di un decennio rassegnano le dimissioni o fuggono all’estero inseguiti dai mandati di cattura come Bettino Craxi.

Da questo cataclisma nasce Forza Italia, si rafforza la Lega Nord da poco costituitasi, e cambiano immagine (non ancora pelle, se mai ci sono riusciti) i neofascisti del Movimento Sociale Italiano mutandosi in Alleanza Nazionale.

Le elezioni del 1994 sono quindi un terremoto.

Il potente Partito Socialista Italiano crolla al 2.2% e la Democrazia cristiana che aveva tentato un lavacro morale imbarcando i «nomi più belli» dell’associazionismo cattolico e rinominandosi Partito Popolare perde un terzo dei vori tracollando all’ 11.2%.

Questo per ricordare un passato lontano che però indica un percorso in cui ci troviamo ancora oggi: che cosa è il centro-destra di Meloni, Salvini e Berlusconi se non la riedizione continuazione del centro-destra che andò al governo con Berlusconi nel marzo 1994 (Alleanza Nazionale, Lega Nord, Forza Italia)? Tra l’altro, con la continuità degna di una satrapia orientale Berlusconi ha regnato fin da allora sul suo partito (e detto en passant non esiste nelle democrazie consolidate un partito il cui leader sia rimasto lo stesso ininterrottamente per 27 anni) e rappresenta il trait d’union più visibile tra il passato e il presente.

La destra, infatti, non è cambiata granché.

Ora si può disquisire quanto Fratelli d’Italia sia diversa da Alleanza Nazionale, ma sembra una domanda oziosa vista la biografia di Giorgia Meloni, giovane leader del Movimento giovanile di AN, o di Ignazio La Russa e di tanti altri dirigenti ed eletti del partito, come il presidente delle Regione Sicilia, Nello Musumeci, missino-aennino di lungo corso.

Il trio leghista, berlusconiano e post-missino ha governato il paese a lungo, avvalendosi anche di una costola post-democristiana di destra, guidata quasi continuamente da Pierferdinando Casini (poi approdato per merito forse di una illuminazione sulla via di Montecitorio nella baia sempre accogliente e generosa del Partito Democratico).

A destra, quindi, le novità sono state poca cosa: la breve, disastrosa avventura della scissione di Gianfranco Fini dal PDL fondando Futuro e Libertà, un effimero partitino scioltosi come neve al sole dopo aver fallito l’assalto al trono berlusconiano nell’autunno del 2010, le metamorfosi di componenti post-democristiane, in realtà assai poco rilevanti, e nulla più. Una solidità rocciosa per tutto questo tempo.

A sinistra invece è successo tutto e di più.

Passarlo in rassegna occuperebbe troppo spazio. Limitiamoci ad accennare alla scomparsa dei Verdi e della sinistra radicale (oggi i Bersani e gli Speranza sono solo in attesa di rientrare nella casa madre), alla fusione sgangherata di Democratici di Sinistra (già una trasformazione del post-comunista PDS) e della Margherita (anch’essa ulteriore trasformazione di Popolari ed altre componenti), per non parlare di un «flash party» proto-populista come Italia dei Valori. E poi, fuori da tutto è arrivato il M5S, e questa però è un’altra storia.

Da questo turbinio di sigle, eventi, leadership sul fianco sinistro come ne esce l’immagine dei partiti e in particolare del Partito Democratico?

La linea di tendenza che emerge riguarda in primis l’idea che un partito è un leader e poco più. Basta aver trovato la persona giusta, e le idee, i valori, i programmi diventano suppellettili. Anche la vita interna del partito deperisce. Il trionfo della personalizzazione ha spazzato via l’idea di una elaborazione e una pratica politica collettiva. Anche il Partito Democratico ha ceduto a questa deriva. Non ha resistito al mainstream culturale e addirittura con l’arrivo di Matteo Renzi lo ha fatto proprio tanto che la competizione individuale attraverso le primarie sono l’alfa e l’omega della vita del partito.

Qualcuno si è accorto che il Partito Democratico non prevede più nel suo statuto il congresso nazionale?

Ebbene non esiste più quel momento simbolicamente decisivo della politica di un partito che è il completamento di un processo di discussione e elaborazione a più stadi. L’unica cosa che conta è il beauty contest tra i candidati di fronte ad una platea composita e indifferenziata nella quale l’appartenenza al partito è un optional.

La soggezione culturale della sinistra piddina nei confronti del berlusconismo (primato dell’immagine) del neoliberismo (primato dell’individualismo) è stata totale. Chi suggerisce di riattivare alcune pratiche di coinvolgimento e deliberazione all’interno del partito per ritrovare dimensioni collettive e identificazione progettuale viene guardato come un animale strano, emerso da qualche era geologica lontana. Eppure la sinistra può sperare di ritrovare energia vitale per contrastare il predominio prossimo e venturo della destra, sul quale è inutile farsi illusioni, con un percorso di lunga lena che si liberi delle scorie estranee, e dai tanti che l’hanno introdotta. Altrimenti la soggezione cultural-politica rimane, con la conseguenza di allontanare ancora di più gli elettori.

Non c’è una strada diretta e diritta, ma per riportare un po’ di ordine e solidità nel campo di sinistra, il Partito Democratico deve impegnarsi su una strada di ricostruzione di un tessuto collettivo e partecipativo al proprio interno. E poi, magari, le buone pratiche possono influenzare anche i compagni di viaggio…

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