Senza bandiere e uniti a Handala per chiedere un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti di guerra

Nel nome e nel ricordo di Naji al Ali, centoquattro personaggi di ottanta autori e autrici diversi chiedono la fine della barbarie. L’iniziativa è nata da un’idea della fumettista e illustratrice Francesca Ghermandi

Oscar Buonamano

Trentasei anni fa a Londra veniva assassinato Naji al-Ali, disegnatore palestinese che con le sue tavole non risparmiava nessuno. Ha realizzato più di quarantamila vignette nelle quali protagonista è quasi sempre un bambino ripreso di spalle, Handala. Lavorava per le più importanti testate giornalistiche del mondo arabo. Lo attesero all’uscita del giornale per il quale lavorava, Al Qabas, e lo freddarono. Morì in ospedale alcuni giorni dopo e il suo assassino non è stato mai individuato.

In questi giorni grazie ad un’idea della disegnatrice Francesca Ghermandi, con la collaborazione di Ivan Manuppelli Hurricane, Giorgio Franzaroli e di Matilde della Eris Edizioni, è stata realizzata una tavola in cui sono ritratti più di cento personaggi, tratti da fumetti, che danno le spalle al lettore, proprio come Handala, il personaggio creato dalla penna di Naji al-Ali.

Con Handala tutti i personaggi ritratti chiedono un cessate il fuoco incondizionato su tutti i fronti di guerra. Tutti nessuno escluso.

Pagina’21 si unisce a questa richiesta: basta guerre, lavoriamo tutti per la pace.

Ecco tutti i nomi degli artisti che hanno aderito a questa iniziativa: Adam Tempesta, Davide Bart Salvemini, Lorenzo Mò, Bacter, Dario Arcidiacono, Stefano Zattera, Dast, Francesco D’Isa, Danijel Zezelj, Valo, Fulvio Fontana, Sarah Mazzetti, Adriano Carnevali, Spugna, Cammello, Silver, Paolo Bacilieri, Pat Carra, Lele Corvi, Fabio Tonetto, Elena Rapa, Gianni Allegra, Lido Contemori, Giuliano Rossetti, Marina Girardi, Bonfatti, AkaB (Associazione AkaB), Luca Salvagno, Francesca Ghermandi, Hurricane, Giorgio Franzaroli, Danilo Maramotti, Francesco Natali, Bicio Fabbri, Gianlorenzo Ingrammi, Edo 9000, Marilena Nardi, Alberto Corradi, Rastabbello, Gianluca Manciola, Massimo Giacon, Rocco Lombardi, Stefano Disegni, Maurizio Ercole, Thomas Bires, Tommy Gun Moretti, Michela Rossi Sonno, Palumbo, Alessio Spataro, Francesca Arena, Marco Tonus, Percy Bertolini, Squaz, Lise e Talami, Simone Lucciola, Marco Corona, Ale Pop, Marco Petrella, Cristina Spanò, Piero Tonin, Athos Careghi, Mannelli, Natangelo, Martoz, Nova, Elena Mistrello, Fumettibrutti, Leo Ortolani, Altan, Vauro, Sergio Ponchione, Beppe Mora, Davide Caviglia, Mauro Biani, Davide Toffolo, Titti Demi, Criminaliza, Gianluca Costantini, Vincenzo Filosa, Simone Angelini.

Per chi volesse conoscere o approfondire il lavoro di Naji al-Ali, può scaricare, gratuitamente, il libro, Filastin. L’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji al-Ali, del quale vi offriamo una breve anticipazione.

«Naji al-Ali nasce nel 1936 nel villaggio di Asciagiara (L’albero), un paese nel nord della Palestina: la sua infanzia coincide con gli anni in cui l’immigrazione ebraica, non solo sionista, divora la sua terra con insaziabile voracità, pezzo dopo pezzo. In seguito agli eventi che porteranno nel 1948 alla proclamazione dello Stato di Israele, Naji, a soli undici anni, diventa profugo, condizione che lo accompagnerà nel corso della sua intera esistenza in quanto non riuscirà mai più a tornare in Patria. Il suo villaggio viene distrutto […] terminate le elementari, fa diversi lavori per aiutare la famiglia. Frequenta poi un corso biennale di meccanica a Tripoli e si trasferisce in seguito a Beirut in cerca di lavoro. Anche qui, la sua casa è un Campo Profughi: Chatila […] «Ho cominciato a usare il disegno come forma di espressione politica mentre mi trovavo nelle prigioni libanesi. Sono stato incarcerato dal Deuxième Bureau (il servizio di intelligence libanese) in seguito alle misure prese dal Bureau stesso per contenere le attività politiche nei campi palestinesi durante gli anni ’60 […] Nelle sue vignette Naji crea una narrazione chiara e immediata, basata su simboli sempre più familiari al suo pubblico, in grado di comunicare senza troppe parole. L’artista riesce a rappresentare con lucidità il pensiero dell’arabo medio, creando così con i suoi lettori un rapporto schietto e sincero. Le sue vignette sono messaggi cifrati di facile interpretazione attraverso cui l’autore racconta il contesto del momento a partire dai fatti di attualità. La sua è un’arte di critica e denuncia: senza filtri e senza auto-censura […] In occasione della guerra civile libanese e dell’invasione israeliana del paese dei Cedri nel 1982, Naji al-Ali incita la gente, dalle pagine dei giornali, a combattere e resistere. Raggiunge poi la sua famiglia e segue da vicino la resistenza a Sidone e a Beirut. L’invasione culmina nel settembre dello stesso anno col crudele massacro di Sabra e Chatila. L’artista denuncia l’accaduto […] Le sue vignette fanno il giro del mondo, dal Cairo a Beirut, da Tunisi a Baghdad, e in Europa la sua firma appare anche sui quotidiani in lingua araba di Londra e Parigi […] Il 9 dicembre 1987 i palestinesi della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est si sollevano nel tentativo di scrollarsi di dosso vent’anni di occupazione militare israeliana: è la prima Intifada. Naji al-Ali l’aveva previsto ma per pochi mesi non la vedrà iniziare. La sua penna, infatti, si ferma a Londra la sera del 22 luglio 1987, quando l’autore viene colpito alla testa da una pallottola sparata col silenziatore davanti agli uffici di al-Qabas International. Morirà il 29 agosto, dopo cinque settimane di coma. Il suo assassino è ancora ignoto».


 

Naji al-Ali, 1 novembre 1974, as-Safir, Libano

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