27 gennaio 1945, la fine di Auschwitz

Oscar Buonamano

Settantotto anni fa, il 27 gennaio del 1945 l’Armata Rossa entra nel campo di concentramento nazista di Auschwitz e da quel giorno inizia una nuova era per gli esseri umani.

«La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti».

Primo Levi così descrive l’arrivo dei soldati russi nel lager, nelle prime pagine de La Tregua. In realtà Levi si trovava nel lager di Monowitz, satellite del complesso di Auschwitz, ma poco importa.

Quel giorno e quella data, da allora sono impresse nella mente di tutti come il giorno in cui l’uomo si riappropria di una umanità che i nazisti avevano seppellito insieme ai milioni di morti nei campi di concentramento.

A partire dal 2000 in Italia e dal 2005 nel resto del mondo, il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria.

L’Europa, in modo particolare, ha «preso la memoria della Shoah come un principio di libertà su cui crescere e a cui ispirarsi nel suo agire contro ogni razzismo, oppressione, fascismo», ci ricorda la storica Anna Foa. Così come ci ricorda che ciò che nasce come ricordo e memoria dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti deve essere oggi un monito contro ogni razzismo, contro ogni genocidio. Vale per il presente e vale per il futuro.

Oggi sappiamo cosa è successo perché abbiamo raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, abbiamo costruito musei che raccolgono e rappresentano la barbarie che è stata perpetrata, abbiamo libri, film. Nessuno può dire: io non sapevo.

E allora cosa significa oggi, a quasi ottant’anni dal 1945, celebrare la Giornata della Memoria?

Significa tenere insieme le due cose il ricordo e la storia e uno sguardo sul presente. Sulle nuove oppressioni, sulle nuove limitazioni ingiustificate alla libertà di ognuno di noi. Significa battersi contro le ingiustizie in qualunque parte del mondo si manifestino.

Vuol dire interpretare ciò che sta accadendo per prevenire ogni altro possibile genocidio che si perpetri nei confronti di chiunque. E questo dobbiamo farlo tutti insieme, partendo dal baluardo della nostra democrazia: la scuola e gli studenti.

Il primo capitolo de La Tregua che s’intitola Il disgelo, finisce così: «Fui issato sul carro da Charles e da Arthur, insieme con un carico di moribondi da cui non mi sentivo molto dissimile. Piovigginava, e il cielo era basso e fosco. Mentre il lento passo dei cavalli di Yankel mi trascinava verso la lontanissima libertà, sfilarono per l’ultima volta sotto i miei occhi le baracche dove avevo sofferto e mi ero maturato, la piazza dell’Appello su cui ancora si ergevano, fianco a fianco, la forca e un gigantesco albero di Natale, e la porta della schiavitù, su cui, vane ormai, ancora si leggevano le tre parole della derisione: “Arbeit Macht Frei”, “Il lavoro rende liberi”».

Gli occhi dei nostri figli, i nostri occhi e gli occhi di tutti gli esseri umani non devo più vedere ciò che hanno visto gli occhi di Primo Levi, di Liliana Segre, di Sami Modiano.


Per approfondire

Primo Levi, Se questo è un uomo,1947
Anna Frank, Diario, Einaudi, 1947
Elie Wiesel, La notte, 1958
Etty Hillesum, Diario 1941-1943, 1981

Hannah Arendt, La banalità del male, 1964
Jorge Semprun, Il grande viaggio, 1964
Raul Hilberg, Carnefici, vittime, spettatori La persecuzione degli ebrei 1933-1945, 1994
Ian Kershaw, Che cos’è il nazismo, 1995
Dalia Ofer, Lenore Weitzman (a cura di), Donne nell’Olocausto, 2001
Israel Gutman, Bracha Rivlin, Liliana Picciotto (a cura di), I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945, 2006
Bruno Maida, La Shoah dei bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia 1938-1945, 2013
Daniele Aristarco, Il giardino dei Giusti, 2021
Gabriele Nissim, Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi, 2022

Film
Alain Resnais, Notte e nebbia, 1955
George Stevens, Il diario di Anna Frank, 1959
Steven Spielberg, Schindler’s list, 1993
Roberto Faenza, Jona che visse nella balena, 1993
Francesco Rosi, La tregua, 1997
Roberto Benigni, La vita è bella, 1997
Radu Mihăileanu, Train de vie, 1998
Roman Polanski, Il pianista, 2002
Mark Herman, Il bambino con il pigiama a righe, 2008

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