Parole del tempo

Giovanni Accardo

Ricordo un articolo di qualche anno fa di Pietro Citati in cui diceva che nella provincia italiana ci sono o si nascondono bravi scrittori che faticano ad emergere. Oggi, fortunatamente, non è più così, anche la provincia ha i suoi scrittori riconosciuti e le sue case editrici. Ci sono poi province particolari, come quella di Bolzano, con una sua storia di confine, per lungo tempo conflittuale, ma ricca di stimoli e opportunità provenienti proprio dalla sua specificità, cioè una terra in cui vivono assieme italiani e tedeschi, da non confondere con i germanici, cioè i tedeschi di Germania, semmai con molti tratti in comune con gli austriaci.

D’altronde fino al 1918 l’Alto Adige/Südtirol era parte dell’Impero austroungarico, passato all’Italia con i trattati di pace successivi alla Prima guerra mondiale. E per molti cittadini di lingua tedesca che vi abitano, ancora oggi Innsbruck, la principale città del Tirolo austriaco e sede dell’Università frequentata da molti studenti sudtirolesi, è una sorta di capitale dell’anima, o della memoria. Opera da diversi anni in questa provincia una casa editrice – Edizioni alpha beta Verlag – che del dialogo, dell’incontro e del confronto tra le due lingue ha fatto la sua stessa ragione di essere, pubblicando autori di lingua italiana e tedesca e traducendo libri da una lingua all’altra.

In un momento storico in cui il dialogo tra gli stati europei vacilla, in cui crescono sempre di più partiti sovranisti che non perdono occasione per minacciare di erigere muri e chiudere frontiere, in qualche caso passando direttamente ai fatti, la casa editrice in questione ha ideato un progetto per mettere a confronto la cultura e la letteratura italiana con quella tedesca di oltre Brennero. Ovvero invitare cinque scrittori austriaci e cinque scrittori italiani a confrontarsi con una parola che a parere della redazione è significativa del nostro tempo.

Ed ecco nascere, nel marzo 2019, la collana Parole del tempo/Zeitworte, in collaborazione con la casa editrice di Innsbruck, Limbus Verlag: un dialogo di sensibilità e di immaginari attraverso le parole e la forma del racconto, ma anche un progetto di traduzione che fa incontrare dieci traduttori, cinque per lingua, sul tema scelto e sulle parole usate dagli scrittori.

A marzo 2019 sono usciti due volumi, uno con i cinque racconti degli scrittori italiani e uno con i cinque racconti degli scrittori austriaci. Nel marzo di quest’anno i due volumi sono stati tradotti: i cinque racconti austriaci in italiano e i cinque racconti italiani in tedesco. Dunque ora i lettori hanno a disposizione quattro volumi.

La prima parola scelta è stata Risentimento, stato d’animo che in alcuni casi precede il rancore, ne costituisce per così dire la tonalità emotiva preliminare, e si coagula a partire da un’emozione di dolore e rabbia rispetto a una situazione vissuta o verso qualcuno/qualcosa che ci causa malessere. Portare risentimento significa non aver dimenticato ciò che è successo, quindi restare impigliati in una situazione che condanniamo a ripetersi. Si potrebbe dire che esso è diventato negli ultimi anni sempre più dominante, un vero e proprio sentimento chiave del nostro tempo, tingendo dell’umore che lo caratterizza parole, gesti e reazioni di ogni tipo, sia sul piano individuale che a livello collettivo.

Alessandro Banda, Giorgio Falco, Elena Stancanelli, Nadia Terranova e Giorgio Vasta i cinque autori italiani scelti per cimentarsi col risentimento, mentre i cinque autori austriaci sono Clemens Berger, Sepp Mall, Lydia Mischkulnig, Kim Stottville e Anna Weidenholzer. A prevalere, specie negli scrittori italiani, è un registro intimistico, mentre negli autori austriaci compaiono un paio di racconti dal tono storico e civile.

 Alessandro Banda ha scelto la strada del dialogo a due voci sul modello di Petrarca o del Leopardi delle Operette morali, costruendo un testo giocato tutto sulla negazione e sul paradosso, costantemente sul filo dell’ironia. Giorgio Falco ci conduce nel mondo del calcio, o meglio, dei suoi tifosi, scrivendo un racconto che ha per protagonisti un padre e un figlio, fieri avversari, giacché uno tifa per la Juventus mentre l’altro tiene per l’Inter. Un ricordo arriva all’improvviso sulle note di una canzone e travolge la memoria di Anna, protagonista insieme a Sergio del racconto di Elena Stancanelli, guastando una breve fuga da Roma, odiata come una malattia. Diviso in tre momenti, il racconto di Nadia Terranova si apre con una coppia ritratta nel momento dell’amore e della passione nascente e si chiude con una coppia dove i silenzi hanno il sopravvento sulle parole. Una vera e propria educazione sentimentale all’insegna del risentimento è quella che traccia Giorgio Vasta, biografia di un uomo che sin da bambino è stato dominato da questo stato d’animo. Sepp Mall colloca la vicenda ai tempi del nazismo, delineando in modo sottile il rancore che agisce in profondità e come i pregiudizi e le offese traggano origine intorno e dentro la lingua. Nel testo di Lydia Mischkulnig, l’io narrante, un’attrice carinziana con radici slovene, ripercorre storie di vittime e carnefici del nazismo dentro e fuori i confini della sua regione. Il racconto di Clemens Berger, ambientato nel settimo distretto di Vienna, il quartiere più alla moda della città, vede i due protagonisti dare libero sfogo a una serie di luoghi comuni sui giovani. Mentre al centro del racconto di Anna Weidenholzer ci sono due storie, quella di Ines, che ha ferito un’altra persona, e quella di Oskar, uno che si sente perennemente ferito. Anna Kim, infine, racconta di una residenza per artisti, mettendo in scena dialoghi e situazioni dai quali emergono risentimento, invidia, incomprensioni che caratterizzano il gruppo.

Dopo risentimento la seconda parola sarà: indifferenza. Si confronteranno, per la parte italiana, Eraldo Affinati, Marco Balzano, Claudia Durastanti, Helena Janeczek e Giacomo Sartori.

Il tema dell’indifferenza, nelle sue diverse forme, attraversa la letteratura italiana del Novecento, a partire dalla figura dell’inetto, privo della necessaria volontà che lo spinga ad agire – da Svevo a Pirandello a Tozzi, senza dimenticare il Rubè di Borgese – per passare alla Divina indifferenza che il Montale di Ossi di seppia individua come unica difesa al male di vivere e poi all’indifferenza come simbolo della crisi della famiglia borghese ne Gli indifferenti di Moravia, alla stanchezza e al disgusto di vivere di Edgardo Limentani nel breve romanzo di Bassani L’airone. Ma come dimenticare lo scrivano Bartleby di Melville, follemente votato all’annientamento di sé, o il Mersault protagonista de Lo straniero di Camus, emblema della letteratura esistenzialista e dell’assurdità del vivere?

Sono molto contento che mi sia stata affidata la curatela di questa collana, con me c’è Anna Rottensteeiner, direttrice della Literaturhaus di Innsbruck, perché sono, siamo, perfettamente in linea con la missione culturale che il progetto veicola.

Ci piace la vitalità e il coraggio della piccola editoria che oggi è quella che in Italia rischia di più, non solo economicamente, ma anche e soprattutto culturalmente, attraverso pubblicazioni e progetti che talvolta sono delle vere sfide al gusto dominante e che permettono alla letteratura di battere nuove strade. E spesso questa editoria minore è fortemente legata alle peculiarità del territorio, da esso trae stimoli e alimento senza per questo essere necessariamente provinciale.

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