The Queen, longevità pop

Giorgio Simonelli

Lungi da me l’intenzione di intervenire sul ruolo di Elisabetta II nella politica britannica e in quella internazionale. Lascio il compito agli storici e agli esperti del settore, con la sola raccomandazione di rinunciare all’affermazione secondo cui «con la sua morte finisce il Novecento». Nella mia vita l’ho già sentita almeno una mezza dozzina di volte nelle più svariate occasioni.

Quello che mi incuriosisce, nella figura della regina da poco scomparsa, è la sua interazione con l’universo mediatico sia sul versante della documentazione della realtà sia, in maniera ancor più sorprendente, su quello della finzione, anche quella più pop.

Cominciamo da qui, dalla fiction.

Negli ultimi anni c’è stata una vera invasione sul piccolo e grande schermo di varie Elisabette seconde con attrici quasi in gara a dimostrare la loro bravura nel difficile ruolo, talvolta con esiti felici e premiati. Si va dalla Hellen Mirren del celeberrimo The Queen del 2005 a Claire Foy e Olivia Colman che interpretano Elisabetta in età diverse nella recente serie netflixiana The Crown. Senza dimenticare la Sarah Gadon del delizioso Una notte con la regina (2015) di Julian Jarrold, in cui una giovane Elisabetta non ancora regina si concede insieme con la sorella Margareth un’uscita proibita, la sera dell’8 maggio del 1945, decisa a festeggiare come tutti gli altri inglesi la vittoria nella seconda guerra mondiale.

Ma ben prima e in un contesto cinematografico meno raffinato era stata Vanessa Redgrave a interpretare il ruolo della regina d’Inghilterra nell’omonimo episodio del film di Corbucci Sing Sing, una commedia degli equivoci non particolarmente significativa ma piuttosto divertente che racconta le stravaganti avventure di un ingenuo meccanico romano, un brillante Enrico Montesano.

Al di là di questo singolare anomalo episodio, è interessante capire da cosa dipenda questa presenza sempre più frequente della regina Elisabetta nel cinema degli ultimi anni.

Credo, semplificando, si possa attribuire a due fattori. Il primo è la sua longevità, la durata infinita del suo regno che le ha consentito di attraversare (non di chiudere) una parte cospicua del Novecento e un pezzo del nuovo millennio. Nel raccontare la sua vita si raccontano epoche diverse, ambienti diversi, mondi tra loro lontani, storie attuali e passate.

Il secondo fattore è quello, per così dire, più pop, legato alle vicende di una corte sempre più numerosa e irrequieta, dove figli, nuore, nipoti e affascinanti mogli dei nipoti hanno concesso molto alla curiosità per le faccende private e per le relazioni tra i vari famigliari. Ovviamente su questo versante ha contato molto la figura di Diana Spencer e il suo ruolo antagonistico rispetto alla regina-suocera, un dato della cui autenticità non vi è motivo di dubitare ma divenuto facilmente un topos nelle varie costruzioni drammaturgiche.

Un fatto comunque rimane innegabile: nessuna di queste costruzioni per il cinema o la serialità televisiva può competere per originalità, fascino e sorpresa con quei pochi minuti girati di Danny Boyle per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi del 2012, quelli in cui la regina Elisabetta in carne e ossa, as herself, accoglie a palazzo James Bond-Daniel Craig e accetta il suo invito a salire (qui sostituita da una controfigura) su un elicottero che volteggerà su Londra. Un’idea e una realizzazione strepitosa, tra l’altro la sola cosa divertente in una cerimonia più pretenziosa che davvero suggestiva.

D’altronde che ci fosse un legame stretto tra Elisabetta II e l’immagine audiovisiva è apparso come un segno del destino molto precocemente. La sua incoronazione fu uno dei primi grandi eventi televisivi, la BBC lo trasmise in diretta il 2 giugno del 1953.

Ora qualcuno, Stefanio Massini, ci ha rivelato che questo avvenne un po’ contro la volontà di Elisabetta, che, giovanissima, temeva un po’ le telecamere e ottenne di non avere inquadrature ravvicinate. Ma io mi permetto di dubitare di questa ricostruzione: non posso credere che in gioventù avesse paura della macchina da presa una signora che in tarda età non avrebbe avuto problemi a recitare con 007.

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