Banca centrale europea e Coronavirus

Thierry Vissol
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Aldilà delle attuali polemiche intorno ai Corona bonds e all’utilizzo del MES (meccanismo europeo di stabilità), a mio parere inutili per il momento, si dimentica che la solidarietà europea s’esprime, in un mondo straordinariamente efficiente, nell’azione della Banca centrale europea.

La BCE, come tutte le altre istituzioni dell’UE è governata dallo stato di diritto. Vale a dire che la sua organizzazione, il suo modo di decidere, la sua governance, la sua missione e i suoi obiettivi, nonché i suoi limiti, sono governati dai Trattati europei e in particolare dal suo statuto che ne è parte integrante nel protocollo n.4 Sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea in conformità con alcuni articoli del Trattato. Senza entrare troppo nei dettagli, è importante sapere che:

– la BCE è indipendente da qualsiasi altra istituzione europea, nazionale, pubblica o privata (articolo 130 del TFUE e 7 dello Statuto).

– I suoi compiti principali (articolo 3 dello statuto) sono: definire e attuare la politica monetaria dell’Unione, effettuare operazioni sui cambi, gestire le riserve ufficiali in moneta estera dei paesi membri, promuovere la regolamentazione e il funzionamento dei sistemi di pagamenti, contribuire alla buona condotta delle politiche di vigilanza prudenziale degli enti creditizi e alla stabilità del sistema finanziario, emettere le banconote.

– È vietato alla BCE e allo SEBC finanziare, su base di creazione monetaria, i deficit pubblici come prevede molto chiaramente l’articolo 123 del TFUE:

  1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle ammini­strazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
  2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.

Due organi decisionali presiedono al suo funzionamento.

Il Comitato esecutivo, composto di 6 membri, tra cui il suo presidente Christine Lagarde, responsabile della gestione degli affari correnti della BCE.
Il Consiglio direttivo, composto dai membri del Comitato esecutivo nonché dai governatori delle banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta è l’euro. Un sistema complesso attribuisce i diritti e ponderazioni di voto sulla base di vari indicatori economici e finanziari degli Stati membri.
Le competenze dei due organi sono chiaramente definite all’articolo 12 dello statuto, in breve: il Consiglio direttivo adotta le linee guida e prende le decisioni necessarie ad assicurare l’as­solvimento dei compiti affidati al SEBC e formula la politica monetaria dell’Unione; il Comitato esecutivo attua la politica monetaria conformemente alle decisioni e alle linee guida stabilite dal consiglio direttivo.

Queste precisazioni erano necessarie per ben capire sia i margini di manovra della BCE, sia il ruolo del suo Presidente. Le decisioni sono prese a maggioranza semplice (salvo qualche eccezione). Il presidente, presiede il Consiglio direttivo e il Comitato esecutivo, ma non decide. Nelle decisioni dispone di un voto come tutti gli altri membri ed è solo in caso di parità che il suo voto prevale. Tuttavia, solo il presidente (o un suo delegato) rappresenta la BCE all’esterno. In altre parole, il suo ruolo principale è di essere un honest brokker e il portavoce della BCE.

Quindi, quando la presidente Lagarde il 12 marzo ha annunciato, secondo molti osservatori in modo «maldestro», che il ruolo della BCE «Non è quello di stabilizzare gli spread», non parlava esprimendo un suo parere, ma parlava in nome della BCE, riflettendo il pensiero della allora maggioranza del Consiglio … e del compito legale della BCE. Di fatto in periodi normali non fa parte della missione della BCE di stabilizzare gli spread dovuti a situazioni di bilancio non virtuose.

Chiedere le sue dismissioni, come hanno fatto molti politici, soprattutto in Italia, riflette solo la loro ignoranza sia del ruolo della BCE sia di quello del suo presidente. Né Christine Lagarde né i suoi predecessori, Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, possono essere paragonati all’arcangelo Michele in grado di ammazzare da solo il drago della crisi economica degli ultimi anni o del Coronavirus. Tuttavia, le loro capacità di honest broker, le loro conoscenze tecniche e politiche sono fondamentali – e lo sono state – per convincere la maggioranza dei loro colleghi a cambiare le loro posizioni o a trovare soluzioni fantasiose. Quindi in politica «il grande uomo», il «salvatore della nazione o dell’Europa» non esiste, almeno che non abbia al seguito una squadra competente, degli specialisti di alto livello e un consenso. Affidare una Fiat 500 a un supercampione automobilistico non permetterà mai di vincere una gara di formula 1.

Nel frattempo, Christine Lagarde ha saputo, ovviamente non da sola, grazie anche alla caduta drammatica dei mercati finanziari, convincere il suo Consiglio ad adottare un approccio all’altezza della sfida, rompendo dei tabù, tirando all’estremo i testi dei trattati per permettere alla BCE di essere quasi «un prestatore di ultima istanza». Come ha dichiarato chiaramente: «Non esistono limiti al nostro impegno per l’euro» (il nostro riferito alla BCE e non all’uso della prima persona plurale come avrebbe fatto un monarca). Un impegno che si traduce con due misure di estrema importanza, particolarmente per l’Italia, ma non solo.

La prima è l’annuncio di un programma di acquisto di titoli pari a € 750 miliardi, il PEPP (il Pandemic Emergency Purchase Programme), il quale completa quello già annunciato di € 150 miliardi e il programma mensile di QE (Quantitative easing), creato sotto la presidenza di Mario Draghi su una idea iniziale di Jean-Claude Trichet, equivalente a € 300 miliardi. In totale, sono quindi almeno 1050 miliardi di liquidità disponibili per il 2020, in particolare per acquistare i titoli pubblici emessi dagli stati membri per finanziare il loro fabbisogni e deficit pubblici. Altro che un bazooka! È un vero e proprio cannone tipo il Gross Bertha, mostruoso cannone tedesco della Prima guerra mondiale.
La seconda decisione, non meno importante, è la soppressione della soglia massima del 33 % per l’acquisto di titoli di ogni singolo emittente di bond sovrani e l’allungamento della scadenza ammissibile di questi titoli fino a 30 anni.

Queste due misure significano che l’Italia, per esempio, potrà finanziarsi senza problema attraverso il PEPP (fino al meno a € 250 miliardi). I paesi europei con gli spread più elevati rispetto alla curva tedesca saranno quindi i maggiori beneficiari dell’avvio del programma PEPP, che ha ampia flessibilità di acquistare debito laddove lo ritenga necessario. Le decisioni relative al MES e ai Coronabond possono quindi aspettare e non sono necessari per il momento, ma lo potrebbero essere secondo l’evoluzione dei fabbisogni, particolarmente per uscire dall’inevitabile crisi economica che seguirà il lockdown delle attività economiche. Tuttavia, la BCE ha anche annunciato che sarebbe pronta a sottoscrivere eurobond o coronabond, dimostrando così l’assenza di limiti al suo impegno per l’euro e per l’Unione.

Anche se non sono di competenza diretta della BCE, è importante ricordare il ruolo delle altre Istituzioni indipendenti, create nell’ambito dell’Unione bancaria europea o del Sistema europeo di vigilanza (SEVIF). Di fatto durante questa crisi e per uscirne è indispensabile monitorare ed assicurare il buon funzionamento del sistema finanziario, assicurativo e delle banche. È per questo motivo che sono state create varie Autorità specializzate: delle Autorità di Supervisione Europea (Esa): l’Autorità bancaria europea (Abe), l’Autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Aesfem) e l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali (Aeap), nonché un Comitato europeo per il rischio sistemico (Cers). È di fondamentale importanza alleggerire le regole di bilancio imposte alle banche per assicurare la loro solidità ed evitare fallimenti a cascata. Per questo motivo, il Comitato di Supervisione Bancario di Basilea (Basel Committee on Banking Supervisione) ha deciso di rinviare l’applicazione di nuove regole di composizione del loro capitale. Altre misure sono allo studio per permetter alle banche di offrire i crediti alle imprese senza temere che si trasformino in sofferenze irrecuperabili.

La complessità del sistema finanziario e bancario e la loro centralità nel funzionamento delle economie, come i rischi sistemici che possono derivare dalla crisi mondiale che costituisce l’attuale crisi sanitaria, non permette di adottare misure senza analizzarne le conseguenze a medio e lungo termine. Sono, quindi, necessari tempo e prudenza. Tuttavia, l’insieme delle istituzioni europee e internazionali ne sono consapevoli, ne stanno parlando e la loro regolamentazione fa parte delle discussioni del G7 e del G20.

Parafrasando Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 23 marzo: «La BCE può spegnere gli incendi, ma non può da sola dare una riposta completa ed equa ad un enorme choc che colpisce tutti i paesi insieme». Non può né agire sulle politiche e le scelte fiscali dei paesi, né riparare le catene di approvvigionamento che si sono o si stanno spezzando. Certo, la sua azione è indispensabile, essa dispone di mezzi che possono essere illimitati, ma per essere efficienti richiedono che l’altra gamba del corpo europeo, la politica economica e fiscale, abbia la stessa capacità di azione coordinata, tempestiva e mirata non solo sul trattamento della crisi attuale ma anche sul modo per uscirne e ricostruire quello che sarà stato distrutto.

Illustrazione di © Ramses (Ramses Morales Izquierdo) (Cuba)

Continua…

8. Aspetti economici, aiuti finanziari e cofinanziamenti della spesa pubblica
7. Legislazioni europee
6. Regole di decisioni politiche e cooperazione
5. Ricerca scientifica e forniture di apparecchiature medicali
4. Le azioni dell’Unione
3. Le competenze dell’Ue in materia sanitaria
2. Egoismi nazionali e solidarietà europea
1. Unione Europea e coronavirus

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