La Community Library di Conversano

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La Fondazione Giuseppe Di Vagno è risultata tra i vincitori del bando SMART-IN Puglia sulle Community Library. Il progetto prevede la ristrutturazione e adeguamento di alcuni locali del Monastero di San Benedetto in Conversano in cui ha sede la Fondazione stessa ed è stato redatto dall’architetta Annalisa Simone e dagli ingegneri Sebastiano Mastrangelo e Sebastiano Polignano.

I lavori, diretti dall’architetto Vincenzo Locaputo, sono in corso di realizzazione e termineranno per le celebrazioni del centenario della morte di Giuseppe Di Vagno nel corso del 2021.

Questo intervento fa parte di un progetto più ampio che s’intitola Granai del Sapere grazie al quale vedrà la luce a Conversano una Biblioteca di Comunità, che prevede anche la gestione delle attività culturali, di ricerca e di archiviazione.
Con la realizzazione di questa Biblioteca di Comunità, la Fondazione Giuseppe Di Vagno offre una nuova opportunità a tutto il territorio per condividere la cultura che le prestigiose mura del Convento di San Benedetto custodiscono al loro interno.

Il progetto, elaborato in soli due mesi, si è classificato quinto in una graduatoria che include progetti presentati da tutta la Puglia. Quali sono le caratteristiche peculiari di questo progetto?
Annalisa Simone: Presentare un progetto esecutivo in un tempo così breve non è stato semplice. Il nostro impegno è stato quello di lavorare, oltre che al progetto architettonico di riqualificazione degli spazi e alla sua cantierabilità, anche a quello delle attività e della gestione. Abbiamo lavorato in stretto contatto con il nostro committente per rispondere pienamente alle sue esigenze e alle sue attività presenti e future. I Granai del sapere, il titolo del nostro progetto, racconta di un luogo della cultura che vede uniti contenuto e contenitore in un progetto organico teso a valorizzare le attività della Fondazione Giuseppe Di Vagno, tra i pochissimi Istituti di Cultura riconosciuti dal MIBACT, nel Mezzogiorno d’Italia.

Come sarà la nuova Community Library?
Sebastiano Polignano: Quest’area del Monastero di San Benedetto ha attraversato molte vicende architettoniche e diverse trasformazioni d’uso: da celle conventuali ad aule scolastiche, per diventare oggi fulcro del complesso bibliotecario della Fondazione Di Vagno. L’obiettivo del nostro progetto è stato quello di rendere agibili alcuni ambienti inutilizzati da più di venti anni e che sono in continuità fisica con i locali attualmente utilizzati dalla Fondazione.  L’obiettivo finale è quello di un miglioramento funzionale dell’intera area, diretta conseguenza di una generale revisione dell’involucro, dalle coperture agli impianti, dai pavimenti ai rivestimenti.

Annalisa Simone: Nello specifico il progetto prevede l’ampliamento dell’attuale biblioteca e prevede un’offerta più ricca per il pubblico con ulteriori quindicimila volumi (a fronte dei quattordicimila già consultabili oggi), all’interno della grande aula/salone, la cui area centrale è lasciata, percettivamente, vuota. Uno spazio multifunzionale e flessibile che ospiterà le librerie a doppia altezza della biblioteca, uno spazio per incontri, seminari e conferenze con la possibilità di video proiezioni. La versatilità dello spazio consente anche la disposizione di ulteriori tavoli anche solo per la consultazione. Le antiche celle delle monache, che si affacciano su questo ambiente unico, ospiteranno le aule di lavoro per nuovi linguaggi e nuove tecnologie e la postazione SBN (UNIX client server). La grande e luminosa stanza di raccordo, che di fatto è cerniera tra l’attuale ala della Fondazione e la nuova, sarà la sala lettura con tavoli per la consultazione che potranno ospitare fino a 25 persone. Ulteriori tavoli potranno essere collocati al centro dell’aula/salone e sul piano in quota, soppalcato.

Tradizione e innovazione, in che modo questo nuovo polo bibliotecario li terrà insieme? Il silenzio del Monastero, la storia di questo luogo, sono compatibili con l’innovazione tecnologica?
Sebastiano Mastrangelo: Il progetto è il risultato di un confronto in equilibrio tra antico e moderno. Lo sforzo è stato quello di valorizzare l’edificio storico con le sue valenze architettoniche e spaziali e, contestualmente, immaginare e realizzare una nuova organicità dell’ambiente di studio, curando in modo particolare spazi e attrezzature. Nello specifico gli interventi riguardano principalmente demolizioni, opere murarie e di consolidamento, intonaci, rivestimenti e pavimenti, coperture e opere di lattoneria, isolanti, impermeabilizzazioni e massetti, infissi interni ed esterni, opere in ferro, dotazioni impiantistiche, arredi, attrezzature e soluzioni ergonomiche, lavori di restauro. Nel pieno rispetto dei caratteri architettonici e stilistici del luogo, il progetto interviene lo stretto necessario sulle strutture murarie esistenti e risolve le tematiche legate all’impiantistica con criteri di economia e semplicità.

Annalisa Simone: Trovare una nuova funzione a questo luogo è parte della sua esistenza, in questo senso il nuovo destino di polo bibliotecario è quanto mai pertinente. La fruizione bibliotecaria è la funzione più adatta per spazi con questa conformazione, in cui è necessario ottenere un orientamento visivo diretto a beneficio degli studiosi, per un’immediata lettura delle aree tematiche, e dei bibliotecari per una gestione più facile e controlli più efficienti. Non da ultimo, per il silenzio e la concentrazione che questo luogo offre ai suoi visitatori. L’ampliamento della biblioteca all’interno dell’ala adiacente alla Fondazione, ingloba un corridoio molto ampio, con volta alta quasi sei metri, in cui troveranno posto diciassette metri lineari di libreria a tutta altezza, a vista e aperte, per facilitare la consultazione. Questo grande salone è la grande aula dei Granai della Comunità, la cui area centrale potrà essere attrezzata per conferenze e i seminari.
Il secondo livello della libreria sarà servito da una lunga balconata alla quale si accede tramite una piccola scala a rampa diretta, prospiciente la sala lettura. La balconata, con il suo ridotto aggetto, rimarca l’effetto prospettico della lunga sala.
La sua struttura portante, come quella delle librerie, è in metallo. Le antiche cellette delle monache, saranno annesse alla biblioteca e si affacciano sul salone dei Granai della Comunità. Le stanze più vicine all’ingresso, ospiteranno gli uffici di segreteria e la direzione, mentre nella zona centrale di raccordo tra i due bracci, saranno sistemate le funzioni di servizio alla biblioteca, ovvero la postazione SBN (UNIX client server) per i bibliotecari e la relativa sala di consultazione, per ragioni di controllo e sicurezza.

Massima attenzione anche per le barriere architettoniche e sensoriali.
Annalisa Simone: Il progetto elaborato assieme ai miei colleghi ingegneri, prevede percorsi di fruizione finalizzati all’abbattimento delle barriere cognitive e sensoriali, oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche. Per queste ultime, l’utente potrà contare sull’uso di un ascensore che dal piano terra condurrà al polo archivistico del Monastero, con assenza di qualsiasi cambio di quota del pavimento. Le persone con disabilità visiva potranno raggiungere le postazioni con audio book.

Quale ruolo avete affidato allo studio della luce? A cosa vi siete ispirati per l’illuminazione di questi nuovi ambienti?
Annalisa Simone: La caratteristica più evidente della nuova sezione è la prospettiva del lungo salone permeato da luce naturale, da est a ovest. A questa luce, naturale e diffusa che entra delle alte finestre, è riservata una particolare attenzione: tutte le bucature presenti e prospicienti il chiostro maggiore saranno recuperate, i due finestroni del salone centrale rinnovati, conservandone l’ampia superficie vetrata. Per quanto riguarda invece l’illuminazione artificiale della biblioteca, è stata progettata con criteri di territorialità. Dare luce dove realmente è necessaria ed evitare una diffusione di luminosità che precluda alla concentrazione e allo studio. Abbiamo individuato tre soluzioni: lampade per i tavoli fisse da banco e direzionate direttamente verso il piano di consultazione al centro del salone e nella sala lettura; un’illuminazione dedicata all’uso delle librerie con faretti posti sotto i ballatoi per illuminare gli scaffali bassi e lampade LED direzionate sui ripiani più alti per rendere comoda la consultazione e la lettura dei titoli illuminando solo la parte interessata; la luce diffusa è invece affidata a sistema di illuminazione indiretta a binario a soffitto e a parete. Nelle celle inoltre, è adottata una soluzione a soffitto con lampade a sorgente luminosa filtrata. Abbiamo guardato con attenzione e interesse l’architettura della Fondazione Cini di Venezia e della Biblioteca Nazionale di Strasburgo.

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