Uno vale uno, solo per i gol…

Giorgio Simonelli

Mentre sui giornali e in rete si fa un gran discutere sulla scelta dei giocatori della nazionale di inginocchiarsi o meno all’inizio della partita o su quella del Commissario Tecnico di schierare Verratti al posto di Locatelli (o viceversa), l’UEFA ha preso una decisione storica, abolendo la regola che assegnava valore doppio ai gol segnati in trasferta, in caso di parità al termine dei due incontri di andata e ritorno nelle coppe europee.

L’ho definita storica non a caso e forse vale la pena di fare un po’ di storia.

La regola fu introdotta nel 1967; nei primi anni riguardava solo i primi turni delle coppe (all’epoca a eliminazione diretta), poi fu estesa anche ai quarti e alle semifinali. La decisione, molto sorprendente all’inizio (tanto che qualche tifoso e persino qualche calciatore fecero confusione generando situazioni comiche) aveva uno scopo preciso.

Fino a quel momento in caso di parità di gol realizzati nelle due gare, si andava a una bella in campo neutro, come capitò al Bologna nella sua unica apparizione in Coppa Campioni dove, conclusa in parità anche la terza partita, fu eliminato dal sorteggio con il lancio della monetina.

Tutto ciò creava una serie di problemi. Andava a infittire eccessivamente i calendari; inoltre, la collocazione dello spareggio nello stadio di un paese terzo non favoriva l’afflusso di pubblico e di conseguenza non consentiva di realizzare incassi al botteghino, primaria fonte di guadagno delle società, in anni in cui praticamente non esistevano diritti televisivi. Al punto che, sul finire del decennio, accadde un fenomeno strano: squadre di modesto rango che erano sorprendentemente riuscite a pareggiare i conti con avversarie molto più forti, accettarono di giocare la bella in una città vicina a quella degli avversari o addirittura nel loro stadio, a patto di dividersi equamente il lauto incasso.

Non fu proprio un esempio di limpidezza sportiva, di cui beneficiarono in due anni consecutivi in due diverse competizioni le due squadre milanesi, all’epoca assai importanti a livello europeo e molto seguite dai loro tifosi. A questi fattori si aggiungevano le prime esigenze delle reti televisive pubbliche europee, interessate a trasmettere in diretta le partite più importanti, ma non disposte a modificare troppo spesso i palinsesti e giustamente scettiche nei confronti delle ripetizioni: per la tv un evento è tale se in qualche modo si conclude, se si deve ripetere perde inevitabilmente valore.

In questo contesto si inserì la decisione di ricorrere alla regola del doppio valore del gol in trasferta (in caso di parità complessiva, è meglio ripetere). Non è affatto da escludere che l’intenzione fosse anche quella di premiare la squadra che nella partita in trasferta cercasse di arrivare al gol, giocando maggiormente in attacco e rinunciando a tattiche soltanto difensive, catenacciare, dando così vita a un migliore spettacolo.

In realtà non avvenne nulla di tutto ciò, anzi forse il timore di subire il famoso gol in trasferta rese più prudenti anche le squadre ospitanti. Ma per quel meccanismo che si definisce eterogenesi dei fini, quello che era un semplice sotterfugio per non dover rinviare l’esito dello scontro divenne un punto di forza della competizione, elemento in grado di scatenare incredibili emozioni, di sovvertire in un sol colpo l’indirizzo di un confronto.

Come non pensare al gol all’ultimo minuto che nel 2019 ad Amsterdam manda il Tottenham in finale di Champions al posto dell’Ajax che aveva già la qualificazione in tasca?

Il gol in trasferta che vale doppio è diventato, nel corso degli anni, un’antonomasia, uno dei tratti distintivi, dei marchi di quei tornei continentali che tanto hanno contato nella storia d’Europa, non solo dal punto di vista sportivo. Ora si è deciso di rinunciarvi e non certo per tornare all’antico, allo spareggio oggi impensabile vista la complessità dei calendari. I casi di parità che non diminuiranno certo, anzi, verranno risolti dai rigori in omaggio a quel bisogno delle tv di avere brani, racconti concentrati ed esaurienti da inserire in rete.

E se il gol in trasferta dal valore doppio aveva in sé una componente di aleatorietà e di ingiustizia sportiva, la lotteria dei rigori, come non a caso viene spesso definita, aumenterà proprio queste componenti e non certo quella semplicità, quell’assenza di calcolo, quella dimensione infantile, romantica del gioco di cui parla Maurizio Crosetti nella zuccherosa lettura proposta su la Repubblica.

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