Il nome nell’opera letteraria di Primo Levi

Giusi Baldissone

Quello che stiamo per intraprendere è un viaggio sorprendente in cui il viaggiare è come un’esperienza mistica. Un viaggio per risalire alla fonte dalla quale tutto scaturisce, ovvero cercare di comprendere come nasce e soprattutto perché nasce nella mente di uno scrittore la volontà di lavorare sul nome, sui nomi. Il significato stesso del lavorare sui nomi. Lo faremo entrando nell’universo di Primo Levi per cercare una, possibile, chiave d’interpretazione.

L’analisi onomastica su Primo Levi rivela un criterio autobiografico di scelte, in cui Il Sistema periodico è il cardine: qui Levi descrive la propria volontà di essere scrittore. Parte da Argon, il gas inerte che non si lega quasi a niente, come i suoi antenati, per arrivare a Carbonio, il solo elemento che si lega a tutto, e dichiara di voler essere come l’atomo di carbonio, elemento chiave della sostanza vivente. Il chimico Primo Levi ha coscienza ormai di voler essere scrittore, perciò dovrà comportarsi come il carbonio. Nel suo percorso di formazione, la raccolta di novelle esprime una vocazione letteraria molto chiara, rivelata dalle scelte onomastiche.

L’itinerario analitico porta a Se questo è un uomo, La tregua, ricchi di nomi che sono anche documenti storici.
Alcune scelte sono già guidate da una volontà precisa anche sul piano letterario. La doppia natura della scrittura di Levi si manifesta fin dall’inizio, ma si rafforza proprio in virtù di un progressivo riconoscimento di affinità tra «l’altrui mestiere» e quello del chimico: affinità antica, che lega lo scrittore a Platone, Epicuro, Lucrezio, Plinio, Dante, Leopardi e a tutti coloro che meditarono in forma letteraria sulla natura e sul suo modo di comunicare con gli uomini.

La scoperta è questa: i nomi in Levi rappresentano e raccontano tutto Levi, in una pienezza di esperienze e di autocoscienza davvero rara, in un abisso armonioso in cui tutto sta insieme. Il lavoro della scrittura sui nomi storici presenti nei primi due libri è già un lavoro letterario, l’assunzione di certi nomi piuttosto che di altri o la loro sostituzione con pseudonimi segue un percorso che trova corrispondenza in tutta l’opera. Ai santi, agli eroi, agli amici, ai maestri, agli esseri imperfetti e scaleni del Lager e dell’avventuroso ritorno corrispondono tipologie precise in tutte le opere, a cui Levi affida anche la propria identità, la propria storia interiore.

Nomi significativi, sia mitici e letterari che storici: Adam, Alasca, Alberto (Dalla Volta suo amico), Ambra, Amianto, Anna Frank, Argon, Azoto, Buck, Buna Lager, Carbonio, Chajim (deportato), Cobalto, Cromo, Damiano Malabaila (suo pseudonimo), Desolazione (isola di Tristan da Cunha), Dresda, Faussone Libertino (La chiave a stella), Germania, Idrogeno, Leonardo (De Benedetti, suo amico e compagno di lager), Lorenzo (Perrone, amico), Lucia (Morpurgo, sua moglie), Mendel, Micca partigiano, Mercurio, Mordo Nahum (il greco), Napoleone, Nichel, Null Achtzehn, Odessa, Pikolo (Jean Samuel, compagno di lager), Piombo, Potassio, Sandro Delmastro (Carlo, il primo caduto tra i partigiani piemontesi), Semiòn Konstantinoviç Timoshenko, Tiresia, Trachi (centauro), Ulisse, Uranio, Vanadio, Volga (fiume), Zinco, Zolfo.


A questo tema Giusi Baldissone ha dedicato il libro, L’opera al carbonio. Il sistema dei nomi nella scrittura di Primo Levi (Franco Angeli, Milano 2016)


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