Natale a casa di Eduardo

Giorgio Simonelli

Sono passati 65 anni quasi tondi. Era infatti la sera del 30 dicembre del 1955 quando per la prima volta Eduardo De Filippo apparve sui teleschermi degli italiani (non molti per la verità, visto che gli abbonamenti alla tv erano solo 170 mila). Ma quella diretta (non c’era alternativa alla diretta) dal teatro Odeon di Milano della messa in scena eduardiana di Miseria e nobiltà è rimasta nella storia della televisione e non solo.

Anche perché fu preceduta da un breve discorso di Eduardo divenuto celeberrimo. Il grande attore e regista salutò e ringraziò il pubblico milanese presente in sala e si rallegrò dell’ampiamento della platea che la ripresa televisiva garantiva. A tutti ricordò che la recita era in dialetto napoletano e che di conseguenza avrebbe potuto comportare qualche difficoltà di comprensione, ma se questo fosse accaduto nessuno degli spettatori si sarebbe dovuto sentire in difetto, la responsabilità era degli attori che devono sempre essere in grado di farsi comprendere da tutti. Grande lezione di teatro.

La presenza di Eduardo e del suo teatro sui teleschermi sarebbe diventata una costante nei decenni successivi. Ma mi piace ricordare quell’esordio nel pieno delle feste natalizie, in questi giorni in cui la Rai ha messo in onda ben due film tratti da opere di De Filippo, a ricordare che ciò che unisce Eduardo alla festa non è solo il contenuto e il titolo di una sua commedia, ma anche un legame di tipo storico. 4

Venendo all’oggi, la proposta televisiva ha riguardato due film. Sottolineiamo la natura delle opere: non si tratta di teatro televisivo, che è cosa interessantissima ma è tutt’altra cosa, si tratta di cinema. Sia Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone, sia Natale in casa Cupiello di Edoardo De Angelis sono due lavori che adattano il testo teatrale al linguaggio cinematografico e lo fanno con creatività e originalità autoriale.

Pur avendo alle spalle importanti e forse ingombranti modelli teatrali e televisivi (direttamente la sua messa in scena teatrale, nel caso di Martone), le due opere si esprimono attraverso codici e scelte di natura assolutamente cinematografica, del tutto estranei alla rappresentazione dal vivo. Lo fanno in maniera diversa, quasi opposta anche se scelgono entrambe di spostare in avanti la collocazione temporale della vicenda: per Martone la contemporaneità con i nostri giorni al posto degli anni Sessata dell’originale, per De Angelis gli anni Cinquanta invece degli anni Trenta immaginati da Eduardo.

Questa comune scelta di infedeltà ha prodotto stili di ripresa tra loro opposti. Martone ha lavorato sull’ampliamento dello spazio scenico con uso di esterni, una buona dose di azione che non trasforma il dramma in un action movie, ma sottolinea la durezza, la crudeltà dei comportamenti, senza (saggiamente) gomorrizzare la rappresentazione. De Angelis, pur inserendo un paio di esterni di un certo fascino, ha lavorato sui piani ravvicinati, sulla pregnanza dei dettagli e dei particolari, con una camera che isolava continuamente il volto e altre parti del corpo dei protagonisti («la gamba, guarda la gamba»), esaltando un tipo di visione che non ha nulla a che vedere con quella dello spettatore a teatro. Ha proposto anche un uso intenso del colore (omaggio agli anni Cinquanta?) e alcune ardite ed emozionanti costruzioni figurative (tutti i componenti della famiglia distesi geometricamente sul letto di Lucariello).

Ma è stata soprattutto questa vicinanza ossessiva tra la macchina da presa e i soggetti che ha dato alla commedia il tono drammatico, cupo, criticato dai puristi che hanno rimpianto l’assenza degli elementi di ironia, di leggerezza cari a Eduardo, riproponendo il vecchio tema della fedeltà al testo originale. Ma, anche e forse soprattutto in un testo così ricco di letture e di tradizione, il problema non esiste.

L’unica fedeltà che conta è quella allo stile e alla poetica dell’autore che traduce l’opera originale in un altro linguaggio (in questo caso il cinema) e non la fedeltà a un modello che si pretende certo e definitivo. De Angelis e Martone hanno osato molto sul piano della traduzione cinematografica, ma ci hanno anche regalato molto e molto di nuovo.

Infine, due piccole riflessioni estranee all’analisi dei due film eduardiani. La prima: Natale in casa Cupiello in onda su Rai 1 martedì 22 dicembre ha vinto largamente la serata, con l’incredibile share del 24% e più di 5 milioni di spettatori. Un buon motivo di sollievo per tutti coloro che il giorno precedente di fronte al 20% del Grande fratello Vip avevano considerato come irrimediabile la fine della civiltà.

La seconda: auguri a tutti gli amici di Pagina ’21 e al nostro giornale che il prossimo anno sarà già centenario.

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